La biblioteca personale di Napoleone, il vero lascito dell’Imperatore alla Comunità di Portoferraio

Rientrato a Parigi dopo aver lasciato l’Elba, Napoleone dona il palazzo e la biblioteca alla comunità di Portoferraio. Mobili e suppellettili si disperdono. Tornano in Francia o  finiscono in  case di notabili locali. La biblioteca, dopo spostamenti in luoghi ed edifici diversi, è finalmente poi collocata nella  sua sede naturale alla Palazzina dei Mulini. Questa eredità che  Bonaparte lascia  agli elbani non è solo un documento tangibile: attraverso i libri che leggeva, Napoleone infatti racconta sé stesso e la sua epoca. Racconta il suo rapporto con la lettura e, indirettamente, con la vita. Ogni biblioteca privata è in primis una testimonianza viva di chi l’ha adunata e posseduta.

Prima di partire per l’Elba, dalle due biblioteche del castello di Fontainebleau, Napoleone sceglie le opere da portare con sé : 965 volumi, per un totale di 186 titoli. Un numero  molto esiguo rispetto alle ricche collezioni librarie esistenti nei palazzi imperiali. Un gruppo limitato di opere che nella sua essenzialità  elenca tuttavia  titoli e autori che Bonaparte ritiene indispensabili in ogni biblioteca.
Ecco che la più piccola biblioteca di Napoleone, diventa uno strumento importante per conoscerne  più che i suoi gusti di lettura, le necessità .
L’inventario delle opere prelevate da Fontainebleau, conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi,  è il nucleo centrale attorno al quale Bonaparte ha formato e forma le sue biblioteche.

I libri che preleva dalla Grande Bibliothèque e dal Cabinet dell’empereur  di Fontainebleau,  giungono all’isola con i bagagli dell’imperatore alla fine di maggio.
Napoleone fa sistemare tutte le opere nella Palazzina dei Mulini, in quattro librerie, nel suo studio privato. Qui fa collocare un tavolo ricoperto da un tappeto che arriva fino a terra. La biblioteca, chiamata “le Cabinet de l’Empereur”, viene arredata con mobili comprati a Genova e a Livorno e con pochissimi oggetti del Castello di Fontainebleau.

Il gruppo librario di Fontaineblea comprende i codici del diritto francese, le raccolte di leggi, i conti del governo napoleonico, le annate del Moniteur relative agli anni 1790-1813, i libri sulla spedizione in Egitto, e le opere che confermano le grandi passioni di Napoleone : la storia della Corsica, la storia greca e latina, la storia antica e moderna della Francia, le opere di letteratura classica e moderna.

Sulla Corsica, dal Cabinet, la sua biblioteca personale, sceglie  Histoire de l’Ile de Corse, Révolution de Corse, Mémoires su l’île de Corse e  Description de la Corse.  I tre libri fanno parte del nucleo più numeroso di Fontainebleau, composto da ben 76 titoli di storia antica e moderna. Tra queste, tutte in tradotte in lingua francese vi sono opere  lette da Napoleone sin dalla giovinezza: La guerra del Peloponneso di Tucidide,  la spedizione di Ciro di Senofonte, le opere di Sallustio, di Svetonio e di Plutarco.

Il secondo nucleo per numero di volumi è quello letterario dove in primo piano vi sono ancora autori greci e latini a conferma del suo interesse per la classicità: le opere di Esiodo, L’Iliade, le opere di Anacreonte, Virgilio, Le metamorfosi di Ovidio Calpurnio, le Avventure di Telemaco, le lettere di Plinio Il Giovane. Inoltre il sempre amato Ossian (Poésies d’Ossian traduite par Letourner), poeti e drammaturghi francesi come La Fontaine e Racine e solo quattro romanzi, tra cui il Don Chisciotte.

Da notare, infine, che porta con sé  sia le Oeuvres complètes de Voltaire, 70 volumi legati in pelle con cornici dorate e stemma di Napoleone, sia tutte le opere di Rosseau.

La biblioteca di Portoferraio si sviluppa attorno ai 965 volumi  di Fontainebleau e arriva a contenere circa 2300 volumi di cui  Napoleone si occupa personalmente.
Accanto al nucleo librario di Fontainebleau,  Napoleone colloca  i libri del locale corpo del Genio Militare francese di stanza all’Elba, le opere inviate dallo zio Cardinale Fesch e quelle che acquista  durante il soggiorno elbano a Livorno, Genova, Napoli e in altri porti.

I volumi del Genio Militare appartengono a due gruppi distinti.
Il primo gruppo ha sul frontespizio un timbro con l’aquila coronata circondata dalla scritta “ Sous Dir.on Des  Fortifications. Isle d’Elbe” e comprende libri sull’arte militare in generale, tra i quali l’Essai général de tactique di Guibert, Oeuvres militaires del maresciallo Vauban e Les stratagesmes di Frontino Sesto Giulio.
Il secondo gruppo si riconosce dal sigillo del Genio con la scritta “ Depart. General. Des fortifications” ed è formato da 81 volumi che riguardano argomenti specifici come l’architettura militare e civile, la matematica pura e la tattica militare.

Dal Cardinale Fesch, zio di Napoleone da parte di madre, riceve, invece, 104 opere di storia, di letteratura, di religione e di geografia.
Ci sono volumi sulla storia dei paesi vicini alla Francia come l’Inghilterra, la Germania, la Spagna e quelli di paesi lontani come la Cina e il Paraguay, biografie di personaggi illustri quali Carlo Magno e Papa Sisto V, le storie delle casate dei Medici e degli Orsini e molte opere di geografia di paesi orientali tra  cui la Russia, la Persia, la Cina e l’India.
Tutti i volumi hanno sulla copertina lo stemma cardinalizio del Cardinale Fesch che invia al nipote anche una Bibbia composta da 17 volumi.
Napoleone conosce già alcune opere spedite dallo zio.  Molte, seppure in edizioni diverse, sono, infatti, presenti nel catalogo della biblioteca delle Tuileries.

Il Nucleo di Fontainebleau, quello del Genio militare e quello di Fesch rappresentano dunque il fulcro della biblioteca elbana di Napoleone, i cui libri rientrano, a grandi linee, nella classificazione per argomenti usata nelle biblioteche francesi del 1700: 1) Teologia e religione 2) Diritto e giurisprudenza 3) Storia 4) Scienze ed arti 5) Belle lettere.

Per arricchire ancora di più la sua biblioteca Napoleone richiede, inoltre, altre opere in Francia di cui aspetta l’arrivo a settembre e forse altre arrivano tramite Charvet, l’anziano custode del castello francese di Saint Cloud chiamato da Bonaparte per organizzare il palazzo dei Mulini.
Ancora oggi al Museo napoleonico Palazzina dei Mulini si trovano, infatti, 33 volumi in pelle verde dell’Histoire de France di Fantin Desodoards che hanno sulla copertina anteriore la scritta
St.Cloud.

Ma l’esilio per un uomo come Napoleone non può certo ridursi all’ozio, alla mancanza di azione, anche se limitata. Ha pur sempre un’isola da gestire, da migliorare sia nell’amministrazione economica che nelle esigenze ordinarie. Perciò ha bisogno di altri libri su cui documentarsi. Per Bonaparte i libri sono e saranno sempre anche strumenti di lavoro.
Napoleone a Portoferraio non deve né combattere né governare un impero: il suo impegno è governare l’isola  perciò acquista libri utili a organizzarne il territorio in campo sociale, economico e urbanistico. Agricoltura, viticoltura, mineralogia, sanità, costruzioni sono gli argomenti da leggere per poter migliorare la società elbana.

Pochi giorni dopo il suo arrivo, chiede a Fesch e alla madre di inviargli dei moderni volumi di agricoltura. Inoltre, acquista testi di scienze naturali e di agricoltura tramite parenti o conoscenti fidati. Alcuni sono manuali di botanica come Dictionnaire élémentaire de botanique di Bulliard e Elementi botanico-agrarj di Gallizioli.  Legge inoltre Cours de botanique et de physiologie végétale di Hanin, Saggio di agricoltura di Landeschi e Lezioni di agricoltura di Targioni Tozzetti.  Fino ad entrare nello specifico della materia con Traité de la culture des arbres fruitiers, di Fosyth   Histoire naturelle de la rose di Guillemeau jeune e Saggi di agricoltura pratica sulla coltivazione de’ gelsi e delle viti di Verri.
Ai testi di scienze naturali e di agricoltura, affianca libri sulla costruzione e l’industria, utili a realizzare una nuova viabilità e a gestire le miniere di ferro. Tra questi rientra Tableau comparatif des résultats de la cristallographie dell’abbé Haüy.
Per migliorare la sanità legge il Saggio di modificazione del sistema di Brow di Balbiani  e Recherches physiologiques sur la vie et la mort di Bichat. E infine Rèmedes préservatifs et curatifs pour les maladies di Bétail.
I libri che riceve da Genova, Napoli, Livorno e da altri porti italiani sono rilegati con semplice carta o cartone, spesso sulla copertina o sul dorso c’è una N, celebre ‘logo’, ex libris ad una sola sillaba, di colore nero dentro due rami di lauro incrociati.
Napoleone s’interessa più al contenuto che all’estetica, nonostante, che i volumi disposti e custoditi nelle biblioteche in Francia fossero sempre edizioni eleganti con copertine in pelle e decorazioni dorate.
Oltre a tutto ciò che può essere utile per il governo dell’isola, Napoleone si dota del Decamerone, fra le poche letture che appaiono di svago;  ordina anche che gli acquistino a Genova l’ Encyclopedie méthodique, opera che segna il passaggio tra la cultura dei Lumi e il positivismo ottocentesco.

Sono solo cenni che provano tuttavia che la biblioteca elbana di Napoleone, al di là delle opere donate o reperite direttamente sull’isola, è ancora un documento, una preziosa testimonianza  che conferma il grande amore per il libro, che espresse pure a Sant’Elena e che si compendia nella frase celebre pronunciata il 10 luglio 1816:  “Les livres sont le bonheur de ma vie.”